Nuovi scandali si ripresentano con criminale regolarità a inquinare il mondo del calcio, sproporzionati e immeritati guadagni coprono d’oro giovani calciatori sempre più distanti dalla vita reale. Rabbiose manifestazioni di piazza sorgono spontanee per protestare contro un rigore negato mentre integerrimi deputati formulano interrogazioni parlamentari d’urgenza per “denunciare” gravi irregolarità nell’esito di una partita. Il tutto, nel silenzio passivo di cittadini senza diritti e senza dignità. Eppure, nonostante tutto questo, mi capita ancora di guardare i calciatori con gli stessi occhi sognanti di un bambino che si passa da una mano all’altra le figurine patinate dei protagonisti del suo gioco preferito, il pallone. Poi accendi la televisione e, maledizione, un giovane atleta di venticinque anni di cui neanche conosci il nome cade sul terreno di gioco senza rialzarsi e resti inebetito a guardare impotente quella figurina staccarsi dall’album che con tanta passione avevi faticosamente riempito. No, per favore, non ditemi che è vero, i campioni dello sport non possono morire.
Non ti rassegni, non puoi ammettere che sia vero, allora scappi via con i pensieri e schizzi indietro nel tempo ritrovandoti vicino a due vecchi barattoli arrugginiti elevati alla dignità di regolari porte di calcio di un polveroso campetto di periferia, proprio là dove ti sbucciavi regolarmente le ginocchia senza mai sentire né stanchezza né dolore. Le magliette di mille colori a rappresentare le passioni di ciascuno, il campo delimitato solo dalla tua fantasia, la partita che inizia appena usciti da scuola, l’intervallo
come scusa per correre alla vicina fontanella dove affogare una sete senza fine, l’incontro che termina crudelmente quando il sole ha già da tempo lasciato il posto alle stelle e il pallone è ormai perso nel buio. Tutti a casa camminando come i campioni che rientrano negli spogliatoi dell’Olimpico mentre la folla festante scandisce entusiasta i loro nomi. Anche oggi hai giocato una grande partita, hai visto che assist, che cross, che tiro, che gol ! E i compiti? Poi si vedrà, che importa, da grande sarò un campione, sarò immortale.
Non ti rassegni, non puoi ammettere che sia vero, allora scappi via con i pensieri e schizzi indietro nel tempo ritrovandoti vicino a due vecchi barattoli arrugginiti elevati alla dignità di regolari porte di calcio di un polveroso campetto di periferia, proprio là dove ti sbucciavi regolarmente le ginocchia senza mai sentire né stanchezza né dolore. Le magliette di mille colori a rappresentare le passioni di ciascuno, il campo delimitato solo dalla tua fantasia, la partita che inizia appena usciti da scuola, l’intervallo
come scusa per correre alla vicina fontanella dove affogare una sete senza fine, l’incontro che termina crudelmente quando il sole ha già da tempo lasciato il posto alle stelle e il pallone è ormai perso nel buio. Tutti a casa camminando come i campioni che rientrano negli spogliatoi dell’Olimpico mentre la folla festante scandisce entusiasta i loro nomi. Anche oggi hai giocato una grande partita, hai visto che assist, che cross, che tiro, che gol ! E i compiti? Poi si vedrà, che importa, da grande sarò un campione, sarò immortale.
No, non può essere vero, un campione non muore mai, i sogni e le figurine non possono morire. Ciao Piermario, anche se non ti conoscevo , resterai sempre una delle mie figurine preferite
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il tuo commento